Le temperature torride e la quasi assenza di vento del mese appena terminato hanno portato le fonti fossili a sorpassare di nuovo le rinnovabili nel mix elettrico nazionale, dopo 4 mesi consecutivi di leadership delle fonti green, spingendo al rialzo prezzi già elevati. È quanto emerge dai dati di Terna e Gme.
Più nel dettaglio, secondo i dati preliminari di Terna, in agosto la richiesta di energia al consumo ha sfiorato i 27,5 TWh, con un aumento dell’8,3% rispetto agli oltre 25,3 TWh di agosto 2023.
In questo contesto però la produzione complessiva da rinnovabili è rimasta sostanzialmente invariata (+0,3%).
A pesare è stato un calo verticale dell’eolico, da cui sono arrivati solo 0,9 TWh, ovvero -47,5% su agosto 2023, aggravato da una contrazione marginale anche di biomasse e geotermico. A compensare sono stati in parte un incremento delle importazioni nette, ma soprattutto un deciso rimbalzo delle fonti fossili: +1,8 TWh o +16% a 12,6 TWh circa.
Meglio l’apporto del gas, con quasi 1,9 TWh o il 25% in più a 9,6 TWh, con un contributo anche delle altre fonti termoelettriche non rinnovabili (+0,15 TWh o +8,7% a 2 TWh circa), che hanno più che compensato una nuova frenata del carbone (-63,7% a 0,2 TWh circa).
Come conseguenza, la quota di rinnovabili sul totale dei consumi è sceso in agosto a meno del 41% contro l’oltre 46% di luglio e il 44% circa di agosto 2023. Le fossili invece, in seconda posizione da aprile scorso, sono tornate “in testa” coprendo quasi il 46% della domanda contro il 39,1% di luglio e il 43% circa di agosto 2023.
Il maggior peso relativo del gas nel mix di produzione ha contributo anche a spingere i prezzi: il Pun medio è infatti aumentato del 14,4% rispetto a luglio toccando i 128,44 €/MWh, il valore più alto da aprile 2023.
A pesare, oltre a una produzione delle centrali a ciclo combinato quasi uguale a quella del mese precedente, sono state da un lato una decisa frenata delle rinnovabili (-30% l’idroelettrico, -8,5% il solare, -23,4% l’eolico, -23,4% le biomasse, -4,3% il geotermico) e delle importazioni (-14,7%), dall’altro un deciso aumento dei prezzi del gas.
L’effetto del rincaro dei combustibili è stato inoltre rafforzato da una ripresa anche del prezzo dei permessi di emissione di CO2, che nel mese sono tornati in media sopra quota 70 €/t, livello che non si vedeva da maggio-giugno.